venerdì 23 gennaio 2009

Prima di partire


Stamattina ho fatto le valigie. Ultime 48 ore per sistemare un po' le cose prima di partire. Guardo fuori dalle finestre per fissarmi nella memoria i panorami di casa, per poter poi ritrovare la strada... (tra l'altro, stamattina valeva davvero la pena guardar fuori, c'era un alba fantastica, clicca QUI per vederla!!!)



E' una delle sensazioni più belle per me quella legata alla partenza: devi decidere cosa vuoi ancora fare e cosa rimandare, cosa portarti dietro e cosa lasciare a casa.

Poi, finalmente non resta che rilassarsi, staccare una parte del cervello e riporla in un cassetto, per far spazio alle nuove esperienze, ai paesaggi e alle cose da vedere, alle persone da incontrare e alle sensazioni da provare.

Il viaggio inizia, ripercorri i sentieri già tracciati nei sogni e già percorsi a mente, sulle mappe, su internet, nei racconti letti.

Ma a questi, sempre, devi aggiungere l'enfasi della realtà, il piacere che si prova a poter concretizzare un'idea, il poter sentire i profumi, gli odori i sapori e le sensazioni che solo l'essere in un posto può farti vivere.

A me succede sempre, viaggiando, di sentirmi soddisfatto, di sentirmi felice.

Questa esperienza la condivido con Manu, mia moglie ed Elia, mio figlio. E' la prima volta che voliamo insieme a lui e sarà una nuova avventura; spero di riuscire a trasmettergli la mia passione per il viaggio, la mia curiosità, ma sono convinto che ci divertiremo un sacco.

Non credo che riuscirò a scrivere sul blog nei prossimi giorni, ma di sicuro, come sempre, scriverò il diario di viaggio e scatterò un mare di fotografie, cercando di portarmi a casa quante più emozioni possibile. Al ritorno pubblicherò anche qualcosa.

Da domenica, però, consideratemi in ferie!

lunedì 12 gennaio 2009

Agricoltura e MTv

Ho trascorso l'ultima settimana pigramente, un po' frastornato dalla improvvisa perdita dei miei lunghi capelli (complice Romina la peluquera), da una brutta influenza intestinale, dalla neve che continuava a scendere e dalla conseguente apatia che mi caratterizza in questa stagione. Ho letto, o meglio, riletto testi di scuola e libri di agricoltura, di orticoltura, di agricoltura biologica e di ecologia, articoli su riviste di settore e ho navigato in internet. Tutto in vista della nuova stagione formativa che mi vedrà nell'improbabile veste di formatore per insegnanti, ragazzi, bambini e adulti che si alterneranno qui in azienda e in varie altre sedi per progetti di collaborazione, per attività didattica in fattoria, per formazione professionale e altro.
Bello, stimolante e arricchente, mi è sempre piaciuto studiare e raccontare ciò che faccio. Ma come al solito le nuove scoperte vanno calate nella vita quotidiana e così le fondamenta della mia professione vengono riportate a galla, mi ritrovo a confrontarmi con i concetti di ecologia e con il modo in cui li applico, mi ritornano in mente le lunghe chiacchierate fatte qua e la per il mondo con amici agricoltori o attivisti o sindacalisti o cuochi o musicisti o banchieri o medici o persone qualsiasi e rifletto, rifletto. Nella mia scatola cranica ripesco parole a caso : organic farming, foot-print, coltivazione mista, permacoltura, inquinamento, risorse, gruppi d'acquisto, produrre ortaggi per campare (come ama spesso ribadire mia moglie...), comunità di lavoro, salari, cibo buono-pulito-giusto o se preferite bio-eco-equo... Poi guardo dalla finestra, c'è la neve, e il mio cervello va come in loop, come quando il disco salta su un granello di polvere e torna alla traccia precedente, sempre, inesorabilmente le stesse tracce da ripercorrere ancora e ancora... e mi assale la pigrizia, e mi corico davanti alla tv e spero in un buon documentario, lo trovo, parla di scimpanzè e poi di foche, va bene, ma poi finisce e "zappo" fino a trovare un qualcosa di decente... capito spesso su MTv, questa settimana mi ha regalato forti emozioni, con "MTv for peace" , con i soliti flash news crudi e schietti, con l'irriverenza dei cartoons... oppure spero in un buon film, ma ormai sono diventati rari come l'acqua nel Sahara, e mio figlio mi fa risorgere, e vuole giocare, e gioco.

martedì 6 gennaio 2009

vergogna e sviluppo

Esco dal circolo ARCI "I Sette Nani" di Borgo S. Dalmazzo, con in mano un paio di libri: l'amico Marco, che gestisce il locale con Paolo e Dani, condivide con me la passione per la lettura e così quattro chiacchiere su un libro letto in comune sono sempre un bel modo per passare il tempo.
Tra i due, avvicinandosi il mio viaggio in Marocco, scelgo di iniziare a leggere "BILAL - il mio viaggio da infiltrato nel mercato dei nuovi schiavi", scritto dal giornalista Fabrizio Gatti, edito da Rizzoli.
Clicca qui per aprire la recensione

E' un diario di viaggio, di un viaggio folle che il protagonista fa calandosi nelle vesti di un immigrato clandestino. E' la cronaca di infinite storie che si intrecciano, di persone provenienti da stati africani ed est europei con in comune il sogno dell'Europa, ma che per molti si trasforma in un incubo. Sono 493 pagine, una quindicina d'ore di lettura, non riesci più a smettere, vuoi sapere come vanno a finire le storie narrate. Un libro che spaventa, soprattutto se capisci che l'Italia e fortemente coinvolta in quei drammi, anzi, ne è il motore, alimentando il mercato nero e la prostituzione, fornendo contatti e protezione, in un organizzazione che coinvolge mafia, politica e forze dell'ordine... Queste tremende rivelazioni sono fatte dal giornalista che, dal di dentro, raccoglie le informazioni direttamente dai clandestini, dagli scafisti, dai cuochi dei centri di accoglienza per profughi, dalle guardie nelle caserme in mezzo al deserto del Sahara, dai "caporali" delle piantagioni di pomodoro in sud Italia e dagli imprenditori milanesi...
Racconta la disperazione di chi fugge dalla povertà dei propri paesi, di chi si fa ingannare pur di poter partire, e viene derubato dei propri averi e della propria dignità lungo il suo viaggio. La giustizia e i diritti umani sono manipolati e ciascuno diventa schiavo di propri pensieri, dovendo scegliere tra una morte certa e un lavoro non retribuito.
Stanotte ho faticato a dormire.
Sono stato spesso vicino a persone che mi han raccontato il loro triste passato di immigrati, ho vissuto anche per quindici giorni in uno dei paesi citati nel libro. Oggi, grazie a Marco e a Gatti ho capito alcune cose in più su quel triste mondo.

Se vi va leggete quel libro, fa male, è vero, ma apre tanto gli occhi! E tra l'altro è scritto davvero bene.

C'è un passaggio, che ora non riesco a ritrovare, che scrive pressapoco così: a mezzogiorno, da queste parti, anche l'ombra va a cercar riparo sotto le scarpe...

lunedì 5 gennaio 2009

programmi

Questi 5000 peperoni li pianto qui, le 100000 cipolle le metto là, di pomodori me ne stan solo 200... Rieccomi, come tutti i mesi di gennaio, impelagato nelle programmazioni di produzione. In questo periodo siamo tutti pieni di buoni propositi e l'ottimismo del momento va cavalcato per pensare alla grande all'anno che arriva. Come sempre è un momento di profonda crisi psicologica, di pensieri e ripensamenti, sulle capacità produttive della mia azienda e sulla forza lavoro che ho a disposizione; è un valutare i risultati di produzione dell'anno appena trascorso e rivederli in funzione degli insuccessi e dei successi di vendita. Poi, come sempre c'è il fattore disponibiltà di spazio... già perchè di serre ne ho solo un tot e ci vorrei sempre far stare più di quello che possono accogliere... poi c'è la questione clima...quest'anno non so quando finalmente si scioglierà la neve e potrò così lavorare il terreno ed iniziare i primi cicli stagionali... e ancora c'è il fattore tempo, perchè e vero che potrei potenzialmente vendere una quantità enorme di, per dire, fagiolini, ma devo anche considerare il tempo necessario a raccoglierli. Non ultimo c'è il fattore costi, perchè ogni impianto nuovo porta con sè una serie di spese che vanno anticipate rispetto al tempo dei pagamenti...

Ma in fondo queste sono le cose che rendono interessante il mio mestiere!!!


Quello che mi dispiace è la fretta, che mi è imposta da una serie di faccende: entro il 31 gennaio noi operatori del metodo di agricoltura biologica siamo tenuti a presentare il piano annuale di produzione (PAP) in cui dobbiamo indicare tutte le colture che intendiamo mettere in campo per l'anno seguente, da gennaio a dicembre, stimandone anche le produzioni, e in base a questo riceviamo il diritto a certificare il raccolto che faremo. Inoltre, per poter accedere ai fondi della Comunità Europea, dobbiamo comunicare gli stessi dati alla Regione e al Ministero delle pratiche Agricole e Forestali, e tutti gli anni la trasposizione dei dati si rivela un lavoro ciclopico, visto che le quasi 40 colture che si susseguono sui miei campi vanno suddivise catastalmente in tutti quei mini-appezzamenti che compongono la mia variegata azienda... Per finire devo programmare le semine dell'azienda vivaistica da cui mi fornisco di piantine che, a ragione, pretende di avere il tempo per seminare ciò che io gli chiedo... e stiamo parlando di circa 300 -350 mila piantine...


Insomma, c'è di che divertirsi! E io, garantisco, mi diverto un sacco!!!